«I tre mesi di chiusura per le vacanze estive sono insufficienti a risolvere il problema» «Ora togliete l’amianto dalle scuole» Ma Comune e Provincia contestano il pretore. Era il 3 giugno del ’97.
Pericolo amianto: nel mirino del procuratore aggiunto, Raffaele Guariniello, adesso finiscono le scuole di Torino. Dopo le Molinette e il Politecnico, il magistrato che si occupa della sicurezza nei luoghi di lavoro resta sui banchi e mette sotto accusa gli istituti pubblici e privati di ogni ordine e grado: nidi, materne, elementari, medie e superiori. Guariniello ha disposto un’indagine a tappeto; nessun edificio escluso. «E’ inaccettabile – dice – l’esposizione dei bambini ai pericoli dell’asbesto».Invece occorre intervenire subito, e intervenire con più attenzione nell’analisi delle situazioni, molti dei risultati ottenuti in un sopralluogo degli inviati del magistrato avrebbero infatti rivelato grosse discrepanze tra le sue e le relazioni stilate nel ’94 e nel ’96 dagli incaricati dell’Edilizia scolastica del municipio. «La situazione è in alcuni casi davvero drammatica: amianto nelle soffittature, negli intonaci, nei materiali friabili». Occorre bonificare, e Guariniello guarda alle vacanze estive come l’occasione ideale: nessun ultimatum esplicito, ma s’intuisce che qualche istituto potrebbe anche restare sbarrato se a settembre non sarà stato «ripulito». Ma quante sono le scuole che contengono amianto? I dati, come i sopralluoghi, sono contraddittori: secondo le risposte a un censimento dell’assessorato alla Sanità della Regione, a Torino sono 57 gli edifici fuorilegge. Secondo la «mappa» di Guariniello, il numero è da moltiplicare: l’amianto sarebbe nella stragrande maggioranza delle scuole, «nessuna circoscrizione esclusa». Con un caso limite: l’elementare Falletti di Barolo in via Cassini, dove la situazione è stata definita «tremenda» dalla società che sta compiendo le verifiche per conto del Comune, e anche dal laboratorio di Sanità pubblica di Grugliasco. «Al punto che era stato persino proposto ai genitori degli scolari di anticipare la fine dell’anno scolastico», ricordano in Comune. L’intervento del procuratore Guariniello mette alle strette sia il Comune sia la Provincia, sollevando problemi di bilancio non indifferenti. L’elenco degli istituti a rischio stilato dalla Regione è topsecret per evitare allarmismi, mentre la legge parla chiaro: «La 257 spiega l’assessore alla Sanità, Antonio d’Ambrosio – non obbliga necessariamente alla rimozione delle parti in amianto: bonifica vuol anche dire incapsulamento. Basta evitare che le polveri d’amianto si diffondano». «Tutti d’accordo sulla salute pubblica e la tutela dei ragazzi – sottolinea a questo punto il provveditore agli Studi, Marisa Bertiglia – ma prima di intervenire occorre stabilire una priorità di intervento. E’ impensabile disporre che tutte le scuole, entro tre mesi, si mettano in regola». Tre mesi? L’assessore provinciale all’Istruzione, Aldo Miletto, sostiene sia utopia: «Che ci fosse asbesto nelle scuole è risaputo. Riteniamo che nel 40 per cento degli edifìci della Provincia possa essercene, e stiamo già compiendo verifiche. Ma tre mesi di tempo sarebbe come costringerci a viaggiare improvvisamente in Ferrari mentre siamo solo in grado di guidare una Cinquecento». Spiega: «Assodato che il problema amianto è reale, ci siamo trovati di fronte a un bivio: affidare i sopralluoghi a laboratori privati oppure a esperti del Politecnico. Noi abbiamo scelto la seconda ipotesi, perché fra i primi non riteniamo ci siano centri specializzati. Se però la procura stringe così tanto i tempi dovremmo necessariamente affidarci a loro, che hanno più disponibilità di intervento. Ma la garanzia sui risultati?». Tempo, dunque. La Provincia chiede tempo. «Determinazione sì, ma niente terrorismo psicologico», riflette Miletto. E il Comune? L’assessore all’Istruzione Paola Pozzi distingue: «Se ci sono scuole in situazioni davvero tremende, allora interveniamo di corsa e pensiamo pure anche al trasloco degli alunni in altre strutture. Ma vorrei prima avere una lista esatta del livello di rischio, edificio per edificio: una cosa è un’intercapedine di amianto che si sfalda in un’aula, un’altra è una controsoffittatura intatta in una scantinato».
Questo invece ciò che si pensava prima degli anni ’90, quando il materiale era addirittura ritenuto “magico”
L’ AMIANTO MINERALE «MAGICO»: Dai lucignoli sacri delle Vestali, alle guernizioni dei freni a disco delle più moderne autovetture E’ facile immaginare la curiosità e la meraviglia che l’amianto ha suscitato nell’uomo, quando per la prima volta si è accorto, schiacciando cristalli di amianto greggio, che in fece di aulle fibre corte, anche se più setose, provenienti da altre parti, ed impiegate oggi per la filatura. L’amianto ebbe l’onore di interessare perfino il grande Napoleone Buonaparte. E’ certo che si cercò di utilizzare il minerale fino dalle epoche più remote e già nel V secolo a. C. si trova notizia, negli scritti di Plutarco, di un lucignolo incombustibile usato dalle Vestali per alimentare il fuoco delle loro lampade perpetue. Anche il naturalista Plinio il Vecchio ebbe modo di interessarsi dell’amianto e lo stesso accenna a coltri funerarie incombustibili, nelle quali i Romani avvolgevano le ceneri dei loro defunti dopo la cremazione. Più tardi troviamo ancora fini bellici, cercò, per la primo volta, di farlo sfruttare su basi industriali. Egli infatti nella sua prima venuta in Italia, transitando per la Valle d’Aosta, venne a conoscènza delle cave della Regione, e subito si fece promotore di un nuovo maggior sfruttamento e della successiva trasformazione del minerale in manufatti. Caduto Napoleone l’iniziativa fu abbandonata, ma già nella prima della metà di quel secolo troviamo una Cartiera di Tivoli che produce carte e cartoni di amianto da destinarsi agli archivi dello Stato Pontificio. Ma il decisivo impulso delle notizie dell’amianto nella V industrializzazione lo ebbe dall’eleggendo Carlo Magno: il famoso Imperatore era infatti uso meravigliare i suoi commensali gettando nel fuoco, e ritirandola indenne, una tovaglia di amianto con la quale aveva prima coperto la tavola durante la mensa. Anche Marco Polo, nelle relazioni sui viaggi in Asia, ci descrive di aver trovato un tessuto miracoloso incombustibile. Successivamente itniuie di scoperte del minerale e del suo impiego per i fini più svariati si fanno sempre più frequenti, anche in Italia vengono scoperti giacimenti di amianto nella Valtellina e nella Valle d’Aosta, i quali contengono fibre particolarmente lunghe che consentono la filatura a mano del minerale, cosa invece allora impossibile ottenere con mianto lo daranno le grandi meccanica, destinate a rivoluzionare il mondo. Ecco la macchina a vapore che trova nell’amianto l’unico materiale dal quale ricavare le guernizioni incombustibili, indispensabili al suo funzionamento: lo stesso amianto ridotto in materassi consentirà la minor dispersione del calore e quindi il maggiore rendimento della macchina. Da allora il susseguirà delle invenzioni: il motore a combustione interna, quello elettrico, la turbina, il razzo, offrono sempre più ampie utilizzazioni dell’amianto e consentono maggiori sviluppi dell’Industria dell’amianto in Italia e nel mondo. Ed è in Italia, forse per il fatto di avere nel territorio metropolitano i più importanti giacimenti d’amianto dell’Europa Occidentale, ma certamente per aver fin dai tempi più remoti sfruttato il minerale per pratiche utilizzazioni, che l’Industria Amiantiera è fra le scoperte nel campo delle prime a svilupparsi, e già un secolo fa si contavano nel nostro Paese varie Fabbriche di notevole importanza, alcune delle quali si è poi sviluppata in un vero e proprio complesso industriale com’è quello della ITALIANA AMIANTO – FRENDO. La maggior esperienza, la indiscussa valentia dei nostri Tecnici e delle nostre Maestranze, ma soprattutto le particolari esigenze dei consumatori italiani hanno consentito alla Industria Amiantiera italiana di raggiungere un altissimo livello nella qualità della sue produzioni, sia di manufatti in genere, quanto e particolarmente nelle guernizioni di attrito di cui parleremo nei prossimi articoli. Si può quindi oggi tranquillamente affermare che in nessuno degli altri Paesi produttori di amianto, industrialmente più sviluppati, più progrediti e più ricchi si è ottenuto un così alto grado di qualità come nel nostro. Lo Stabilimento FRENDO di Villanova d’Asti, adibito esclusivamente alla produzione di guernizioni di attrito destinate alle Fabbriche di Automobili, con l’impiego del semilavorati prodotti dalla ITALIANA AMIANTO.